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sabato 22 luglio 2006

Anima ribelle che chiedeva di morire.



Finisce un nuovo giorno di lavoro, esce dall'ufficio, il pass che attraversa il lettore magnetico, un saluto distratto alla guardia di sicurezza e poi fuori in strada.
Le macchine che sfrecciano, i motorini che fanno casino e un viavai di passanti pieni di pacchetti e pacchettini mescolati ai lavoratori che tornano a casa per cena.
Prende lo zaino a tracolla, sblocca il lucchetto con la combinazione dalla bicicletta e si avvia verso la fermata della metropolitana.
I colori che avvolgono la città sono scuri, quasi disturbati dal giallo intenso dei lampioni. Arriva nei pressi della stazione, mette giù la bici davanti alla banca, chiude il lucchetto. Prende il solito ciambellone, quello con lo zucchero a velo che ti impiastriccia tutte le mani e ti tocca pulirti ogni volta con una serie interminabili di fazzoletti. Via giu' con il culo sopra lo scorrimano delle scale della metro, i soliti insulti tra vecchi e addetti alla sicurezza. ATTESA MINUTI 10.
L'esaurimento si ferma, e con lui il suo corpo stramazza di stanchezza sulla panchina. La metro arriva, si aprono le porte, intercambio di corpi dentro-fuori e fuori-dentro. si siede, i-pod in funzione, parte il video di piccola stella senza cielo. Inizia la depressione. Quel video lo fa deprimere. Bisogna arrivare in periferia. A metà viaggio non regge e inizia a piangere. Le lacrime partono da sole come proiettili di una pistola senza sicura, iniziano a scendere giù attraversando il viso, e poi, a terra perché la testa è tra le braccia che sono appoggiate sulle ginocchia. La vecchietta continua a leggere il giornale, nulla puo' distrarla dall'oroscopo. Arrivato.
Si asciuga le lacrime con la manica, i fazzoletti sono finiti. C'è un venticello freddo che tira in quella zona, sarà forse dovuto alla vicinanza del fiume che scorre a qualche centinaio di metri. Inizia a camminare verso casa, zona un po' di fabbriche in disuso ristrotturate a complessi abitativi, qualcosa di innovativo, tutto creato secondo lui per fare pubblicità a qualche grande architetto che aveva bisogno di mettersi in gioco dopo un progetto andato male. I conquilini in casa, seduti al tavolo che mangiavano, mentre Cassien era disteso sul divano in braghette che guardava mtv. Markus era in camera sua, si sentivano le urla mentre litigava con la ragazza ad Oslo. Entra in camera sua. Si guarda allo specchio, gli occhi ancora lucidi, mentre in testa ripensava ai saluti disinteressati dei ragazzi. La porta a vetri smerigliata cambiava colore in continuazione, era la televisione che faceva riflesso, quasi urlasse in modo policromatico, colori accesi poi il silenzio e un azzurro intenso. Ma stava per arrivare l'ultimo giro di boa. Il frigorifero da bar, che si era comprato il mese scorso, era la che aspettava un cenno. Si aprì e il martini era diventato liquido oramai mescolato con il sangue. i globuli bianchi ora erano martini. Le travi a vista erano l'ultimo passo verso l'estrema concezione di sacrificio di vita, la corda era già pronta, quella che usava Martin per andare a scalare, il moschettone per bloccarla, il nodo imparato al corso di vela anni addietro. La sedia della scrivania a rotelle era perfetta, si poteva scegliere anche l'altezza giusta. Le lettere erano già scritte da qualche giorno, messe in cerchio attorno alla sedia, era da sempre appassionato di scenografia. Monta sulla sedia, la corda sul collo, e la sedia spostata via con un calcio. Ora il collo non faceva passare piu' l'aria, si chiudevano gli occhi, non c'era fiato per respirare, mentre il dimenarsi diventava sempre piu' frenetico. Markus entrò in quel momento. Nella perfezione del piano di una vita strozzata si era dimenticato di chiudere la porta a chiave. Le sirene, i volti stravolti degli amici, la corsa in ambulanza. Flash, e la grande lampada dell'ospedale, mentre lo stavano intubando. Una vita salvata. Un'anima ribelle che chiedeva di morire.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

ehi blu notte giallo limone.... estate molto calda eh???? ;-)))))))

Jacko83 ha detto...

caldissima..

caino ha detto...

bello il racconto e quella foto targa '73!? Non mi chiedere chi sia il ragazzino però, temo i quiz ora...

Jacko83 ha detto...

la foto è di guido guidi, uno dei maggiori fotografi italiani, nonché amico di papà :)

Anonimo ha detto...

Bellissimo racconto: ben strutturato, scrittura semplice ma visiva...mi piace!