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venerdì 20 ottobre 2006

LA PERCEZIONE RICHIEDE IMPEGNO

Fine Luglio. Dovevo recarmi a S.Zaccaria per incontrare degli amici, decisi quindi di perdere il vaporetto. Andai alla fermata di S.Marcuola, aspettando la Linea 1. “Lasciate libero il passaggio!”, così urlava ai turisti che occupavano l’uscita sull’imbarcadero, il marinaio, con un tipico accento chioggiotto. Entrai nel vaporetto e mi sedetti in cabina. “Next stop S.Stae”, la voce dell’altoparlante scosse il ragazzo che era seduto vicino a me, che di corsa prese la borsa e smontò. Nel mentre, senza che io mi accorgessi, si dimenticò sulla panchina una busta, una di quelle gialle, con le bolle antiurto. La curiosità ovviamente ebbe il sopravvento, magari mi sentivo di fare un po’ come in quella trasmissione che c’era circa anni fa sulla RAI, che da una borsa bisognava risalire al proprietario, senza nessuna indicazione precisa su chi cercare.
“Ca’ D’Oro”, puntualmente arrivava il segnale acustico. La busta conteneva qualche fotografia. Nella prima foto c’era il ragazzo che aveva perso la busta, assieme ad una giovane, bionda. Avranno avuto circa 25 anni. Lei molto bella, aveva i capelli raccolti, un po’ ondulati, quel biondo castano che a me piaceva tanto. Abbigliamento semplice, un vestito intero bianco per lei, mentre lui che era moro, con gli occhi azzurri, alto il giusto, vestiva jeans e una maglietta bianca. Nella foto si poteva desumere il periodo, visto il bel tempo e il vestiario leggero, doveva essere stata scattata recentemente o comunque tra la primavera e l’estate. Erano abbracciati sul ponte del canale di Noale, con il museo Correr di sfondo. Sembrano felici, o forse perché nelle foto oramai c’è il diktat di sorridere. “Prossima Fermata Rialto”. Avevo passato il ponte e non mi ero proprio accorto, immerso nell’immaginarmi su chi potessero essere i giovani nella foto. Nel frattempo la gente continuava a salire, stipati come sardine all’ingresso e come da protocollo la cabina era vuota. Io, tranquillo sulla mia panchina passavo alla foto seguente. La seconda foto era sicuramente stata scattata d’inverno. I cappotti dei due giovani facevano da protagonisti, come lo era il vento, perché i capelli della ragazza erano ribelli e fluttuavano nell’aria. Si stavano baciando, seduti come turisti sopra i gradoni della stazione Santa Lucia. Chissà se la felicità riesce a trasmettersi anche attraverso le immagini, probabilmente un fotografo mi direbbe di si, come farebbe un musicista se si parlasse di musica del resto. Nel mio I-Pod nel frattempo passavano canzoni di un tempo, ora che aveva cambiato la traccia ero passato ad ascoltare “I giardini di marzo” di Battisti, non so se avessi voglia di malinconia o forse era solo che iniziava la cartella delle canzoni di un tempo. “Next stop S.Silvestro”.
Nella terza foto c’era lei, la solita bionda, alla quale vedrei bene un nome tipo Elena,
forse perché assomigliava un po’ alla mia vicina di casa. Stava affacciata sul finestrino del treno, presumibilmente un Intercity visto il modello della carrozza. Sembrava una scena di quelle classiche, come musica di sottofondo ci vedrei quella canzone che faceva “Arrivederci amore ciao” di Battiato, che avevo ascoltato qualche minuto prima. Lui non c’era sulla foto, ma secondo me le sue emozioni traspiravano attraverso la foto, forse a contatto con la pellicola. Le emozioni traspirano? Beh, questa è una disquisizione che avrebbe bisogno di un approfondimento, ma la curiosità di vedere cosa ci sarebbe stato nella foto successiva aveva avuto la meglio sulla filosofia da caffé. Nella prossima foto, ah mi ero dimenticato di dirvi che nel frattempo ero arrivato a S.Angelo, poiché la scritta scorrevole si era bloccata, e continuava a farmi vedere S.Silvestro.
Nella foto successiva c’era lui, questa volta da solo. Probabilmente verso la fine dell’inverno, perché era vestito più leggero, con una giacca a vento grigia. Era seduto alle Zattere, in una di quelle panchine di marmo che si affacciano sul canale della Giudecca. Una foto da pensatore, mi domandavo se immaginava lei che partiva, oppure al bellissimo panorama che aveva di fronte.
Già era passata la fermata di S.Tomà, una fermata che mi ricorderà per sempre il mio caro amico Giuseppe. La foto seguente ritraeva un punto strategico per l’aperitivo in Strada Nuova.
Erano seduti in campo del Testor, all’Irish Pub. Un bel gruppetto di amici, che bevevano lo spritz e fumavano qualche sigaretta. Ridevano,forse lui era tornato ad essere felice. Nel frattempo il vaporetto si stava staccando dalla fermata di Ca’ Rezzonico. Sfogliando la foto seguente, riconoscevo una delle ragazze sedute prima al bar, castana, alta circa 1,70. Questo si poteva desumere perché era di qualche centimetro più bassa di lui, poiché quando lo avevo visto doveva essere qualche centimetro sopra il metro e settantacinque.
Le foto erano finite. Come il mio viaggio. Il vaporetto dopo aver percorso le altre fermate, era arrivato a S.Zaccaria. Ora mi ritrovavo con la vita di qualcuno che non conoscevo in mano.
Il marinaio aprì il cancello, la gente iniziò a scendere.
Non ci potevo credere, lui era la, davanti al pontile. Mi avvicinò, fece un sorriso e disse grazie.
Io senza dire una parola, presi la busta e la consegnai nelle sue mani. Non ci siamo più rivisti.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

bello. davvero. bello.

Anonimo ha detto...

Che bello inventare storie per le persone che non conosciamo!

E che bella la storia che sei riuscito a raccontare, raccontandolo!