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martedì 23 ottobre 2007

Articoli x riviste

Siamo al limite della sopportazione della privazione dei nostri diritti? In Italia per qualche giorno eravamo vicini a superare quel confine che crea non pochi dubbi sulla funzionalità della nostra giurisdizione e su chi invece è stato eletto per legiferare. La proposta di legge passata al vaglio recentemente presso il consiglio dei ministri, inerente alla riforma dell’editoria è un esempio ben preciso su come è possibile minare la democrazia anche sulla rete. La proposta di legge prevedeva infatti l’obbligo di registrazione in un ipotetico registro, siti e dei blog su internet, poiché il testo presentato era vago e non specificava il tipo di prodotto editoriale. “Attività editoriale, significa inventare e distribuire un prodotto, anche senza guadagnarci”. Prodotto editoriale in termini tecnici significa tutto: informazione, ma anche qualsiasi cosa che “forma” o “intrattiene” il destinatario, secondo l’articolo 2 della proposta di legge. Non solo: i mezzi di diffusione di questo prodotto sono tutti messi sullo stesso piano, web incluso. Si capisce che il solo fatto di aver pensato di limitare queste attività sia un vero e proprio attentato burocratico. Il Ministro delle telecomunicazioni Gentiloni è intervenuto dopo qualche giorno, definendo un errore tecnico la presenza nella proposta di questo fantomatico registro, “una svista, non mi ero letto bene tutto il testo dei vari articoli”, ha dichiarato ai giornalisti; nel mentre Beppe Grillo è andato su tutte le furie, sembrava per l’appunto una proposta fatta dall’alto per limitare attività “editoriali” come il suo sito internet, con il risultato di colpire il pesce grosso, dimenticandosi di quelli più piccoli, che solo grazie a internet hanno la possibilità di avere uno scambio di idee a 360°. Anche se la legge poi verrà per l’appunto modificata, una riflessione in merito è a questo punto obbligatoria. Come tutti sanno, all’interno della Repubblica Popolare Cinese, il regime controlla il più possibile la rete, assumendo nuovi hacker in grado di controllare il traffico interno. In una trasmissione di Repubblica web TV, si parlava di nuove spie e delle nuove frontiere del controspionaggio. Migliaia di nuovi agenti cinesi controllano i blog che protestano contro l’imbavagliamento dei media, siti internet chiusi per porre il silenzio su una mina che sta per esplodere. Detto questo, paragonerei la possibilità di inserire un registro per il controllo dei blog in Italia all’imposizione cinese che obbliga tutti i siti e blog a presentare richiesta presso il ministero dell’informazione, che ne monitora e ne vaglia poi i contenuti. Conoscendo il sistema burocratico italiano, se mi devo mettere nei panni di colui che si presta al giochetto del proponente della legge, il sottosegretario Levi, molto vicino al presidente Romano Prodi, mi dovrei comprare il mio bel bollo, ( tassa di stato ), andare al registro ( probabilmente la polizia postale, visto che per ora è la deputata al controllo della rete ), attendere l’ok della mia proposta e poter quindi iniziare a scrivere. Il sistema burocratico in Italia è un colabrodo, tempi eterni che mi farebbero rinunciare a tutto questo, perché verrei ingolfato in un sistema che non ha nessuna garanzia per l’utente. Blocco burocratico = censura democratica è il risultato di questa operazione. Uno studioso come Samuel Hungtington diede il via ad un dibattito chiamato “lo scontro di civiltà”, dove viene spiegato il perché dell’aumento dei conflitti e della violenza lungo le linee della divisione culturale in tempi recenti, mentre durante la guerra fredda era uno scontro di tipo ideologico. Hungtinton crede che la divisione del mondo in civiltà descriva il mondo meglio della suddivisione classica in Stati sovrani. Per comprendere conflitti presenti e futuri siano da comprendere le divergenze culturali e che la cultura ( piuttosto che lo Stato ) debba essere accettata come luogo di scontro. Per questo motivo spiega che le nazioni occidentali potrebbero perdere il loro predominio sul mondo se non saranno in grado di riconoscere la natura inconciliabile di questa tensione. Se noi limitiamo la cultura anche attraverso la censura o il controllo, lo scontro ideologico verrà meno e lo scontro di civiltà verrà sempre ad accentuarsi causa l’appiattimento delle idee, è necessario che sia il dibattito culturale a diventare il soggetto principale dei tavoli mondiali di discussione, perché si rischia quel collasso che non sarà più reversibile. Secondo un altro importante studioso, Francio Fukuyama, l’evoluzione non avviene in maniera del tutto casuale, anzi: i principi del liberalismo dettano l’evoluzione, contrassegnata e spinta dalla forza della razionalità. Qualsiasi sistema totalitario offende i diritti dell’uomo ed è condannato al fallimento. Il fallimento dunque viene posto come stato evolutivo teleologico, ovvero non casuale. Minare la democrazia in qualsiasi forma è quindi un chiaro segnale che porta essenzialmente alla distruzione dello Stato stesso. Urge una conclusione finale che possa dare uno spunto di riflessione dello stato occidentale: "L'Occidente non ha conquistato il mondo con la superiorità delle sue idee, dei suoi valori o della sua religione ma attraverso la sua superiorità nell'uso della violenza organizzata (il potere militare). Gli occidentali lo dimenticano spesso, i non occidentali mai." S.Hungtington.


2 commenti:

Padda ha detto...

Hai perfettamente ragione quando fai notare che questa legge è nata con lo scopo di bloccare quell'informazione libera fatta da pseudo-blog come quello di Beppe Grillo. E hai altrettanto ragione quando sottolinei il fatto che per portare a termine questa crociata, al governo si siano dimenticati delle migliaia di italiani che invece usano il mezzo telematico per tutt'altri scopi. Il problema è ancora una volta il fatto che che legifera, soprattutto in materia tecnologica, non capisce un tubo di come funziona questo mondo. Ne è un esempio questa legge assurda, peraltro di difficile -se non impossibile- applicazione, così come ne sono stati esempi le leggi sul peer2peer, sui server spia, e via dicendo. Mi sono innanzitutto interrogato su come sarebbe stato possibile per il governo controllare la nascita dei blog. Se le loro inutili imposizioni potevano facilmente essere applicate ai server italiani, come avrebbero potuto impedire ai server stranieri di far registrare utenti italiani? E del resto, come sarebbero risaliti ai presunti "colpevoli": avrebbero speso forse miliardi per controllare, uno ad uno, i possessori di blog, cercandod apprima di risalire alla loro identità reale per poi verificarne la legittimità o meno? Avrebbero dato la caccia agli autori della rete così come danno caccia ai pedofili (e anche qui, ci sarebbe da discutere a lungo su come questa caccia viene messa in atto e su come invece ancora oggi è facile aggirare i controlli delle autorità giudiziarie).
Quello che nelle alte sfere non vogliono mettersi in testa è che l'essenza stessa di Internet è la libertà: non puoi controllare un mondo che per sua natura è incontrollabile e si espande autonomamente. L'unica possibilità, allora, non è quella di adattare Internet ai propri scopi; semmai adattare la propria mentalità alla filosofia di Internet. Che non significa permettere tutto; semmai significa legiferare affinchè sia possibile un giusto controllo. cosa che del resto è legittima anche in uno stato democratico. Legittima finchè non diventa imposizione o dittatura.
E poi diamine, mettete qulacuno competente al governo!

Anonimo ha detto...

Grazie a Dio non è stato approvato, quel progetto di riforma!! Avrei potuto dire molte cose, ma le hai già espresse magistralmente tu.

Qui posso solo ricordare quanto mi ero arrabbiata scoprendo che qualcuno abbia anche solo potuto pensare di istituire un registro dei siti e dei blog...ma la libertà di opinione e di pensiero dov'è finita?

Ripeto: grazie a Dio, pericolo sventato. Però, se ci penso, 'sta cosa mi da ancora i brividi.