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venerdì 31 marzo 2006

E ora che fare?

Il colloquio è andato bene. Il presidente è uno un po' sborone, orlologio d'oro, anello d'oro parlava di barche e yatch al telefono con un cliente.. vabé..
comunque. Si tratta di lavorare per un ISP, all'inizio dovrei collaborare a gestire la registrazione dei domini, poi si parlerà di creare parti di pagine web.
Il fatto è:

Richiedono 6 ore al giorno di lavoro,
pagano 800 euro al mese.

Martedi' vado a vedere cosa dovrei fare, mi faccio un'idea,
e poi decido.
Anche se.. ho ancora qualche dubbio.
Voi che pensate?

giovedì 30 marzo 2006

Colloqui..

direttamente dal laboratorio del dipartimento di scienze della comunicazione in bologna..

Domani ho un colloquio di lavoro..
per fare un qualcosa che non ho mai fatto.. cioé il web designer.. Qualcuno sa di cosa si tratta? io ho una vaga idea, ma insomma, se mi prendono dico che ho fatto anche la rete informatica del pentagono ;) Tanto.. una balla vale l'altra no?

Ah bello, stavo pensando che non sono mai stato ad un colloquio di lavoro..
Che bisogna dire? :)

mercoledì 29 marzo 2006

Bloccato..

I miei conquilini non hanno pagato la bolletta di fastweb. fino a domani sarò senza internet.. ma si puo'???

sabato 25 marzo 2006

Cosa farò da grande?



e voi da grandi cosa farete?

Effetto Povia



Oltre al fatto che io non guardo S.Remo, mi domando come una persona a noi tutti sconosciuta fino all'anno scorso con quella canzone mielosa sui bambini, possa vincere un festival che dovrebbe rappresentare la miglior espressione della canzone italiana. Ma è un po' come la poliica in realtà se ci pensate, berlusconi e prodi non sono di sicuro la miglior rappresentanza del paese, anche se è sicuramente un discorso diverso.

Oltre a ciò, continuo nei miei schizzi e continuo a fare foto di giorno, di notte, quando capita.. cose stranem attorno, è sempre tardi e io mi sveglio a orari improponibili. In ogni caso.. questo era un post di pausa. E continuo a guardare quel video e a dire che è un capolavoro.

venerdì 24 marzo 2006

Masturbazione Fisica Mentale



"Questo video è adatto a persone maggiori di anni 18"
Così dovrei iniziare. Anche se a me non appare volgare, perché è una cosa normalissima, che facciamo tutti, chi lo dice esplicitamente, chi lo scrive con una canzone.. ( America della Nannini ).
A me questo video è piaciuto. E' forse l'essenza del piacere,
dello scaricare le proprie energie per sentirsi vivi, ancora una volta.
Non giudicate chi si autoproduce il proprio momento di solitudine.
Non abbiate paura a dire che c'è il vostro luogo per ogni cosa.
Lo stress, veloce, ogni battito che aumenta,
velocità richiesta, guardati sei sempre tu,
che al tuo specchio diventi per un attimo l'eroe di te stesso.

giovedì 23 marzo 2006

Foto Proibite



Cerco di guardare avanti, attraverso i muri della mia vita, dove ci trovo dei piccoli fori d'osservazione, ma ovviamente, è tutto sfuocato, non si riesce a capire.. cosa c'è oltre al muro? Guardare attravarso i buchi è barare?
Non capisco.. Penso e mi giro nel letto, le coperte sono ovunque, il lenzuolo è caduto giù. Ho freddo. Vorrei sentire il suo corpo, il suo fiato vicino a me, che mi rimbocca le coperte e mi dice è stato tutto un brutto sogno, tesoro torna a dormire e così tutto prosegue..
il prossimo sguardo a chi lo rivolgerò?
Tu mi stai guardando?

mercoledì 22 marzo 2006

Alla ricerca del nuovo conquilino....


io e il mio io
Torno a scrivere, questa volta qualcosa di leggero, anche per distressarmi un po' da tutto quello che in questa settimana è successo.

Oltre il fatto che sono senza soldi, continuo a girare da giorni con monetine da 5 centesimi considerandole 50 euro, poiché mi rimangono solo quelle, la mia mente è distratta dall'arrivo di gente che viene a vedere la casa, poiché dovremmo eleggere il nuovo conquilino della mia camera.
E' un'impresa assurda, veramente, qualcosa che non avrei mai aspettato fosse così stressante, non tanto per me, perché finché non si sceglie io poago una stanza doppia come se fosse una singola, ma quanto per i miei conquilini, che dovranno sobbarcarsi l'onere di un letto vuoto da pagare.
Insomma.. vi elenco i soggetti che per ora ho sentito..

1) Un napoletano, età tra i 30 e i 35 anni, rincoglionito, lui e la morosa che aveva appresso, mi dava anche l'impressione del drogato.
2) Un venezuelano, che quando ha saputo che doveva lasciare la caparra, è scappato praticamente.. anche lui sui 30 avanzati.
3) Uno studente appena laureatosi in Scienze Politiche, sembrava un tipo tranquillo, poi vedremo. Ora fa uno stage non mi ricordo di cosa.
4) Un truzzo allucinante, fa il pizzaiolo, Scarpe adidas con la linguetta in fuori, dalla frase oi raga tutto rego.. non so se vi spiego..
5) Un ragazzo, il papabile tra tutta sta gente che ho visto, 3 anno di Scienze della Comunicazione, che andrebbe bene, visto che studio lo stesso pure io.. anche se mi sembrava molto fancazzista..
6) Lista stranieri che sono venuti in mia assenza, e scartati dagli altri: Un americano, un sudamericano, un nordico, che non ha piu' chiamato ( si chiamava Flo).
7) Oggi è venuto l'amico dell'amico di Daniele, uno dei conquilini. Sembrava di marmo, o ma ci fai o ci sei bello!! Sembrava che andasse tutto comunque bene, la camera praticamente non si è messo neppure a guardarla, una ameba praticamente.. carpe diem..
Chi sarà il prossimo?

domenica 19 marzo 2006

Le Ombre.


Eravamo in tre, guardando l'acqua che scorreva.
Tre amici che non si erano mai divisi.
Fino al momento in cui le strade si separarono.

Tutti che pensavano a quando erano piccoli,
che giocavano tra i campi e le calli, testimoni silenti d'infanzia.
Rimasero in due, a guardare, con sguardi malinconici,
con l'acqua che diventava sempre più verde, invecchiava anche lei poco a poco.
Rimasero loro due, si abbracciarono,
senza una lacrima, senza una parola sparì dietro un controluce abbagliante.
Rimasi da solo a guardare la mia ombra, che.
Domandava.

Mi strangolava un po' la luce, senza lasciarmi segni sul collo.
Solo tatuaggi, il mio corpo diventava una storyboard della mia vita.
Tante piccole scene.
Dove sono le vostre scene di vita?

sabato 18 marzo 2006

priorità.


Oggi ho deciso.
Studierò lo svedese, e quando avrò i soldi mi trasferirò in Svezia.

Hej då.

venerdì 17 marzo 2006

sai cosa hai fatto?


Oggi mi sento come se mi avessero violentato.
La mia testa inizia a vibrare forte, martello e incudine che si avvicinano,
mi posa la testa, senti il sibilo del metallo a contatto con l'aria.
Un movimento secco, veloce. E non ci sono più.
Pezzi ovunque, i soliti fiumi di sangue che macchiano su tutto il corpo il mio violentatore.
Prendi il mio corpo inerme, era tutto per te, sono nudo sul tuo divano nero di pelle.
Il corpo a contatto fa bolle d'aria, poi inizia a sudare.
Prendi il taglierino, mi incidi il cuore.
Un taglio leggero, rosso ovunque.
Sto urlando di dolore. Urlo. E' un incubo.
No perché vedo ancora il tuo divano.
Vedo ancora il tuo appartamento, una scatola degli orrori.
C'è solo spazio per te, per il tuo televisore appeso al muro.
Le pareti bianche.
Il bagno tutto immacolato.
La casa di una puttana.
Mi hai violentato, non dicendomi quelle parole,
che come se fossero quasi normali, arrivano alla fine.
Sto male, non reagisco.
Tocchi ancora il mio corpo.
Non reagisco.
Realizzo. Mi hai violentato.
Il mio cervello è ancora legato all'incudine.
Sono state ore che si riducono a centesimi di secondo.
Quando mi hai detto la verità.
Sei diventato il macellaio della mia anima.
Così, distrutta in pochi istanti.
"Ti posso mandare un messaggio?"
Non capisco se mi vuoi violentare ancora.
Perché io ora sono solo una persona,
che non ha più anima, non ha più cuore,
hai stuprato anche le mie speranze.
Fottiti, vattene via da me.
Piango.

mercoledì 15 marzo 2006

Tié!

Da questo pomeriggio sto pensando a tante cose.
Rido, sarà che mi trovo bene in casa, tutto tranquillo,
inizio a sentirmi di nuovo me stesso. Sarà che ieri guardando Prodi mi sono sentito sicuro sul fatto che si vinceranno queste elezioni.
Ci sono tante altre cose da dire, una cosa in particolare che mi sta facendo sognare da qualche ora. Non dico cosa per ora, perché credo che la trafila sarà lunga, ma voglio dire, se il mio progetto andasse in porto, chissà non si sa mai che mi ritroverei di nuovo a salpare per un nuovo paese, a breve anzi a brevissimo.
Ecco che cazzo ho già detto troppo, e le possibilità che ciò avvenga sono davvero basse. Però ho ripreso oggi il sorriso, scrivo post del cazzo ultimamente come possono essere questi ultimi tre, ma chi se ne frega? Nessuno. Mi affaccio in Via Indipendenza e penso che se ho 30 centesimi in tasca e giusto il biglietto per tornare a Venezia, sono fortunato, e tutto inizia lentamente a passare in secondo piano. In attesa della nuova crisi depressiva. Tié!

martedì 14 marzo 2006

ti voglio.

Sto Male. E so perché.

Non ci voleva molto a capirlo. lo sapevo già. Sto male perché sto solo come un cane.
Chi mi sta accanto ora, regala amicizie. Io non le voglio. Sono egoista. Non voglio amicizia. Mi dai amicizia? Ti manderò via, e questa volta sarà per sempre.
No, non lo voglio quello sguardo, che mi fa scrocchiare le ossa. Non voglio. Sono come un bambino a tavola che non vuole le verdure. Solo che qua si gioca con la depressione. Lo sfigmanometro o come cazzo si chiama non troverebbe segni di vita. Sto lasciandomi morire lentamente, come una sigaretta che alla fine ha solo un filtro che diventa velo di distacco dalla realtà fumosa che mi sta attorno.
E finisce che sei solo come un cane. Non ci riesco a scrivere cose allegre.
Ci sono solo cose tristi in questo blog. Non ci riesco a scrivere d'altro, c'è solo me stesso in questo blog. Sono autobiografico? Cazzi miei gente, ci sono solo io che scrivo in questo fottutissimo blog. e invidio il tuo sorriso dietro un orizzonte che io non vedrò mai.
eterno e dannato.
viaggiatore solitario.

sabato 11 marzo 2006

Riflessioni


Le anime che stanno ad ascoltare, una danza tribale che muove il vento sopra di noi.
Arrivò oggi la pioggia, che trivellò il sole, diventa scolapasta.
Diventano gocce bruciate che arrivano a terra e sciolgono ogni nostra speranza.
Buchi neri dove,
camminando incrociano la nostra strada.
Cadiamo dentro assieme a loro.
Intanto continuano a danzare.
Mi guardo ogni giorno divento qualcos'altro, il mio corpo muta velocemente senza tregua. Si ingrassa si dimagrisce, ci si rompe una costola, possiamo anche finire in ospedale in coma, magari qualcuno ci ha investito.
Come quando lo prendi nel culo, c'è chi non sente dolore, chi non sente che gioia, c'è chi con quel gesto rimarrà traumatizzato tutta la vita. Incubi ricorrenti, sogni di vita interrotta brevemente da uno spasmo non voluto. Sogno sempre quella macchinetta che segna il battito cardiaco quando sei in coma. Non so, sarà che mi sento in coma ora? Io sono fermo nel letto, mentre tutti vengono a vederti attraverso quel vetro. Forse sono invidioso del vetro perché divido i sentimenti, morte, vita, realtà, disperazione. I miei sono finiti assieme al frullatore mulinex.
Ho bevuto, 1 2 3 4 5 bicchieri di prosecco. Sono sobrio nel mio essere solo, ora che sono tornato, ora che sono sul bordo di una piscina vuota con il sasso al collo che per la legge della gravità non aspetta altro che finire sulle bianche piastrelle, trascinandomi giù, già vedo la mia testa fracassata che sporca le piastrelle di sangue rosso, poi diventa quel rappreso che fa venire i brividi e la nausea.
Mi sveglio mia madre che urla le mie coperte erano sporche di sangue ovunque. La mia faccia pure. Le mie mani tutte incrostate di sangue. Nella notte da piccolo ho urtato un comodino tornando dalla pisciata notturna e ci sono andato a sbattere e mi sono tagliato vicino alla guancia. Ero troppo stanco per chiedere aiuto, e sono tornato a dormire. Il sangue che sgorga per tutta la notte. La mattina solo le urla.
Quella notte non ho chiesto aiuto per salvarmi dal mio sangue. Ora che non c'è nessun fluido che sgorga fuori dal mio corpo, se non quando sono solo io a chiedere a me stesso quello che per ora nessuno vuole darmi, mi sto domandando se ho bisogno veramente d'aiuto, se sono malato di me stesso, o se sono stufo di essere me stesso.
Se esistesse la reincarnazione forse mi sarei già fatto fuori, ma visto che è troppo facile così e io non sono buddista, bisogna tirare avanti e guardare oltre, la siepe.
E' buia anche la mia. Non c'è il giardino del vicino da odiare, ma solo frenesia che ci circonda e uccide le nostre speranze diventando il pusher della nostra malinconia.

giovedì 9 marzo 2006

Il Mio testamento.

Vi vedo tutti riuniti attorno al tavolo del notaio.
Le sedie ben disposte, i libri tutti ordinati nella libreria di mogano,
le penne e il tagliacarte, non lo so me lo immagino così, quasi come lo studio dell'agenzia immobiliare che ho visto quella volta che ho preso casa.

Vi state guardando, un po' indispettiti, non lo so, tutti trepidanti di sapere cosa ho deciso di dire nel mio testamento.
A te lascio i miei occhiali da sole, che hanno nascosto le mie lacrime, quando piansi quella volta, quando avevo due occhi che non potevano essere guardati dalla gente.
A te, si parlo proprio con te, lascio la mia collana d'argento, che persi più volte, e come una calamita tornava sempre, un po' distrattatamente as i am. Tu che vai e che vieni, che lasci senza dire una parola, o che abbandoni lasciando papiri di emozioni, beh, quella è la mia collana, che quando perderai non potrai ritrovare perché mi hai perso per sempre questa volta.
Sto pensando invece cosa posso lasciare a lui. Ho ancora la sua lettera con gli auguri di Natale, ho ancora dentro i miei occhi quel 27 dicembre 1999. Il viaggio, venezia-milano milano-vicenza vicenza-schio. Ho ancora in mente il budino che stavamo per bruciare, ho ancora in mente il piumone blu orizzonte di casa tua. Ho ancora in mente la strada per arrivare a casa tua, e la strada che non ho più fatto da quella volta. Ho ancora in mente. tutto. A te lascio la mia maglia rossa, quella che usavo quel giorno e quelle fotografie che ci siamo fatti a casa tua prima della mia partenza. Non mi stanco mai di rileggere il libro di Neruda che mi hai regalato.
Si ok, non fare il broncio, ora arrivo anche a te.
A te lascio un foglio bianco, dove ci potrai scrivere tutti i nostri ricordi e poi quando avrai finito di scrivere, me lo porterai sulla mia tomba, lo leggerai ad alta voce, lo poserai a terra e lo sepellirai con me. Quella sera in spiaggia, quella sera abbracciati camminando in riva alla laguna, quel pomeriggio in piazzola.
Sono tutti ricordi che ti te porterò per sempre, e non credo che tu necessiti di un ricordo materiale, ma forse io ho bisogno di qualcosa che sia mio e che sia tuo allo stesso tempo. Mi lascerai le tue parole che vagheranno per sempre tra le onde del mare.
Eh si ora arrivi tu, che sei una persona che è riuscita a farmi ancora una volta a farmi emozionare. Mi ricordo quando arrivai a Bolzano, tu come sempre in ritardo, io che aspettavo davanti alla stazione con i miei se e con i miei ma. Bus fino a casa, e poi quella notte a guardare le stelle, ci stringevamo assieme nella tua laives, dove guardavamo tutta la città dalla chiesetta, e ci domandavamo che cos'è l'amore. Non c'era amore quella sera, c'erano solo 2 ragazzi che volevano stare bene assieme, che si scambiavano sguardi proibiti. Poi giù in mezzo al bosco, sul ponticello. La paura di una macchina ferma. A te regalerò i miei biglietti del treno. So che tu butti via queste cose ma io no, conservo tutto, ci scrivo il nome di quella persona importante che sono andato a trovare. Ricordo quando sono salito sul treno, pensavo di non rivederti, ma l'amicizia è qualcosa di così grande, ci tiene ancora uniti. I sentimenti cambiano, ma non per questo dobbiamo abbandonare noi stessi a strade diverse.
Tu che sei il mio migliore amico, che mi conosci e non mi conosci, ti lascierò la cosa che è a me più cara. Il mio diario con la copertina nera, con l'adesivo a stella un po' comunistello. Il diario bianco che mi ha regalato mio padre quando eravamo sulle strade di Germania, e che finì di essere vuoto nuovamente in terre teutoniche. Quel diario è stato mio compagno di viaggi, sa tutto di me come tu non hai saputo mai, ma tu sei l'unico che può leggere quelle mie parole, da adolescente, da ragazzo, da bambino. Quelle sono le mie storie, i miei urli disperati, o forse semplicemente, i miei ricordi. Tu che mi stai ricordando ora avrai un piccolo pezzo di me. Lo custodirai avidamente, perché tu sei la mia cassaforte, sai in realtà chi sono e cosa sono, sai dove sono stato quel giorno, nello stupore di tutti. Abbi cura di questo oggetto, mio personale.
Il mio testamento finisce qui per ora, odio fare il moralista, o forse lo sono già di mio e non me ne sono accorto. A tutti gli altri dono un sorriso che ho condiviso con loro.
Portatemi dei fiori, non voglio orchidee, ma solo margherite dei campi di montagna.
Con affetto,
Giacomo

mercoledì 8 marzo 2006

pausa.

Il momento non è dei migliori.
quindi per ora rimaniamo in pausa.

finché non trovo casa.

domenica 5 marzo 2006

Linea di confine

c'è una linea sottile che divide amicizia e amore. Quella linea invisibile.
E' come se di notte, perso in te stesso, vagassi alla ricerca della verità, che poi non saprai usare per i tuoi scopi, ma solo per fare altro casino. Non ci sono soluzioni a tutto questo. Prendi una bussola, mettila vicino ad un magnete e impazzirà. Oggi sono impazzito ancora, perché quella linea diventa sempre più sottile e trasparente nel momento in cui decidi di scavalcarla, oppure di reciderla, come un cordone ombelicale che determina autonomia e vita di un rapporto tra due persone. Siamo tutti che aspettiamo la prossima mossa, ho iniziato a pensare di dormire con un coltello a serramanico vicino, ma poi rischierei di tagliarmi e non di farmi spavento ogni volta che lo guardo. Quella fottutissima linea di confine, dove io non ho mai il passaporto, faccio l'immigrato clandestino, oltrepasso, poi ovviamente arriva qualche sbirro e a calci nel culo mi sbatte dentro un aereo e mi rimpatria verso il mio essere tremendamente normale.

Evadere. Rimpatriare. Evadere. Rimpatriare. Evadere. Rimpatriare.

La vita mia è memore dei miei errori e ci ricade ancora una volta. Ancora.
Mi guardo. Ho tutto e non ho nulla.
Perché se non si può amare,
La vita non ha più un senso civile di essere.
Vivi.

giovedì 2 marzo 2006

Goodbye my heart


ho aspettato tanto che tu pubblicassi le mie parole..
ora non aspetto. perché "è la fine. è la fine che aspetta".

recensione. Goodbye my heart.

Voi dove avete depositato le vostre nostalgie?
Devo iniziare così, per parlare di questo brano. Ascoltatelo due, tre, quattro volte, fate un bel respiro, e riascoltatelo, almeno io per scrivere ho fatto così. Ha funzionato.
È contenuto in California, un album dell'80, l’anno in cui mio padre conobbe mia madre, quello con la copertina con la Statua della Libertà che impugna un vibratore (il pene è un simbolo fallico?) al posto della fiaccola. Quello del piacere solitario di “America” (“accarezzo la mia solitudine”) e di noi e del nostro corpo cui, lo ammetto anch’io, sappiamo cosa chiedere.
Goodbye my heart, così recita il titolo di questa canzone forgiata dalla ragazza della contrada dell'Oca. Si rivolge a gente come noi, ed è quel noi al quale dobbiamo porre la nostra attenzione per capire un po' il segreto racchiuso dentro le sue parole. Parla di occhi azzurri, di uno sguardo che diventa una perfetta combinazione tra parole, musica e sentimenti. Parla anche d'ironia, ma sembra piuttosto una malinconia celata. Troppo spesso siamo presi da mille piccole cose che ci fanno dimenticare questo connubio “letale”, come potrebbe essere quello che porta la Fondazione De André a collaborare con l'Università di Siena.
Gianna Nannini canta la sua libertà, quella che la porta, quasi fosse un'assassina d'altri tempi, ad abbandonare le vittime con un goodbye my heart, che si rivolge a tutti coloro ai quali ha regalato una carezza, a tutti coloro che l'indomani ha lasciato al loro destino.
Un'emozione, un saluto,come quello di un marinaio che salpa, che lascia la mano del suo amore durato solamente un'emozione.
C'è forse un lui che viene, c'è un lui che va, che vive in modo distaccato qualcosa che a noi non è concesso capire.
Ma forse è proprio lei che ha paura, ha paura di lasciarsi andare ad una relazione stabile, almeno io la vedo così. Lei (che per questo?) si sente straniera, che non chiede, e non si aspetta le domande per le quali forse avrebbe solo risposte scomode, anche per se stessa.
La canzone si sofferma un momento su questo Lui, cui concede un good bye my heart, e poi torna a ripiegarsi sui propri pensieri, cercando la prossima persona a cui donar una fatal carezza.

Enzo Siciliano ci ricorda, in un colloquio con Salvatore Sciarrino come per Proust, proprio nelle canzonette, “sia depositato tantissimo del cuore degli uomini. Forse, da un punto di vista quantitativo, assai di più che non nella musica alta, perché la gente comune affida le proprie nostalgie al ricordo che dà la musica andante”.
Voi dove avete depositato le vostre nostalgie?

mercoledì 1 marzo 2006

è la fine.

è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.
è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.
è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.
è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.
è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.
è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.
è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.
è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.
è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.
è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.
è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.
è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.è la fine.